01029nam--2200337---450-99000331891020331620090924155020.0978-0-472-11517-4000331891USA01000331891(ALEPH)000331891USA0100033189120090924h2008----km-y0itay50------baengUS||||||||001yyCeremony and powerperforming politics in Rome between Republic and EmpireGeoffrey S. SumiAnn ArborThe University of Michigan Press2008XII, 360 p., [2] c. di tav.ill.24 cmPoliticaRoma anticaBNCF937SUMI,Geoffrey S.605961ITsalbcISBD990003318910203316IX.4. 638217451 L.M.IX.4.00228420BKUMAPAOLA9020090924USA011548PAOLA9020090924USA011550Ceremony and power1121069UNISA02839nam 2200337 450 99666726770331620250722154217.0978-88-459-3875-720211119d2024----km y0itay5003 baitaengITca 00 yManifesto della melanconiaDavid Ritz Finkelsteintraduzione di Silvio Ferraresicon una nota di Carlo RovelliMilanoAdelphi2024102 p.ill., 1 ritratto18 cmPiccola biblioteca Adelphi802Dal momento in cui è apparsa nel 1514, la Melencolia I di Dürer è ascesa a icona di culto – un culto in cui ha giocato un ruolo essenziale la sua esasperante, quasi irriducibile condensazione simbolico - esoterica, oggetto di secolari speculazioni almeno fino a quando, nel 1923, Erwin Panofsky e Fritz Saxl ne hanno dato un’interpretazione in apparenza risolutiva. Meno noto ma altrettanto illuminante è il contributo di uno dei fisici più eterodossi del nostro tempo, David Finkelstein, il quale, prendendo le mosse dallo studio dei due grandi storici dell’arte, offre dell’incisione un’originale analisi che riconduce ogni elemento a specifici ambiti scientifici e ne sottolinea così un carattere radicalmente nuovo. Non solo. Se già per Panofsky e Saxl la Melencolia I non rappresentava più la semplice traduzione visiva di un’inclinazione umorale, Finkelstein compie un passaggio ulteriore: facendo coincidere la scoperta rinascimentale della prospettiva con quella generale sull’«aspetto prospettico» (ossia relativistico) della realtà, individua nella melanconia la disillusione dell’artista e dello scienziato che si sforzano invano di raggiungere «verità e bellezza assolute». Al cuore di questo libro, dunque, c’è una vera, profonda messa in discussione degli idoli della scienza. Uno snodo su cui il fisico torna in modo mirato anche nel secondo scritto qui proposto, una breve ma acutissima meditazione dove Einstein e la meccanica quantistica vengono rilette per approdare alle più ardite implicazioni conoscitive della scuola buddhista. Mostrando così come in fisica le «relazioni» tra gli oggetti contino più delle loro «proprietà»; e come non esistano teorie totalizzanti né, men che meno, conclusive. (Fonte: editore)2001Piccola biblioteca Adelphi802<<The>> Melencolia manifesto4405293Dürer, AlbrechtMelancholieBNCF769.92FINKELSTEIN,David Ritz53944FERRARESI,SilvioROVELLI,Carlo<1956- >ITcbaREICAT996667267703316XII.2.B. 2212292135 L.M.XII.2.570631BKUMAMelencolia manifesto4405293UNISA