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Record Nr.

UNISANNIOSBL0363156

Autore

Tacitus, Publius Cornelius

Titolo

Storie Dialogo degli oratori Germania Agricola / di Tacito ; a cura di Azelia Arici

Pubbl/distr/stampa

Torino, : Unione tipografico-editrice torinese, 1970

ISBN

8802018480

Edizione

[2. edizione rifatta]

Descrizione fisica

858 p., [10] c. di tav. ; 24 cm

Collana

Classici latini ; 5

Disciplina

878

878.01

878.0108

937

Soggetti

Letteratura latina

Collocazione

COLL.     ITA                     CLAL

Lingua di pubblicazione

Italiano

Latino

Formato

Materiale a stampa

Livello bibliografico

Monografia

Note generali

Testo originale a fronte

Sommario/riassunto

Storie= All'interno delle Historiae è chiara l'ideologia di Tacito, nostalgico da un lato della libertas repubblicana e dall'altro favorevole all'operato di sovrani quali Nerva e Traiano che, a suo dire, sono riusciti a conciliare principato e libertà. L'astio nei confronti degli altri imperatori Romani è visibile già dal primo libro, quando un discorso fatto pronunciare a Galba chiarisce la posizione ideologica e politica del grande storico latino. Il rigoroso rispetto che Galba aveva per la formalità e la sua mancanza di realismo politico lo avevano reso incapace di controllare gli eventi: al contrario, Nerva adottò Traiano, che fu capace di tenere unite le legioni, mantenere l'esercito fuori dalle attività politiche imperiali, e di porre fine al disordine tra le legioni, evitando di fatto l'ascesa di eventuali pretendenti al trono. Tacito era convinto che solamente il principatus potesse assicurarsi la fedeltà dell'esercito, garantire la coesione del vasto impero e la pace. Tacito, senza farsi illusioni, considera il potere degli imperatori adottivi l'unica soluzione ai problemi dell'impero. Dialogo degli oratori= L'inizio dell'opera descrive il discorso di due noti avvocati dell'epoca, Marco Apro e Giulio Secondo, i quali si recano a far visita al retore e



tragediografo Curiazio Materno nella sua casa, ed intervengono in difesa dell'eloquenza e della poesia. In seguito con l'arrivo dell'oratore Lucio Vipstano Messalla si affronta la tematica della decadenza dell'oratoria, la cui causa maggiore secondo Materno sarebbe l'autocrazia del principato che limita la libertà di pensiero e di parola, mentre per Messalla è dovuta al declino dell'istruzione, sia familiare che scolastica, del futuro oratore. L'istruzione non sarebbe più accurata come un tempo, gli insegnanti non sarebbero preparati e, nella cultura generale, si farebbe sempre meno uso della retorica