Alla morte di Saladino nel 1193, il suo vasto impero, che si estendeva dallo Yemen al corso superiore del Tigri, cadde nelle mani dei suoi parenti ayyubidi. Questi ultimi suddivisero i suoi domini in un certo numero di principati autonomi, sebbene un'identità comune fosse mantenuta collegando questi piccoli stati in una confederazione sciolta, in cui ogni principe locale doveva fedeltà al membro anziano della casa ayyubide. Una tale disposizione era, ovviamente, altamente instabile, e a prima vista la storia ayyubide sembra essere nient'altro che un susseguirsi di litigi poco edificanti tra innumerevoli principi rivali, finché alla fine l'egemonia della famiglia si estinse da due eventi: un colpo di stato messo in scena dalla guardia di palazzo in Egitto nel 1250 e l'occupazione mongola della Siria, breve ma distruttiva, nel 1260. Humphreys ha sviluppato questi temi attraverso un attento esame delle fortune politiche dei principi ayyubidi di Damasco. Il libro ha la forma di una narrazione, che descrive una struttura della politica che non era in alcun modo fissa e statica, ma dinamica e in continua evoluzione. |