Prendendo a cuore le dichiarazioni di Gandhi sulla disobbedienza civile, nel febbraio 1922 i residenti dei villaggi intorno alla città mercato di Chauri Chaura, nell'India settentrionale, attaccarono la stazione di polizia locale, la rasero al suolo e uccisero ventitré poliziotti. Inorridito dal fatto che i suoi insegnamenti fossero stati rivolti a fini violenti, Gandhi annullò il suo Movimento di non cooperazione e digiunò a favore della non- violenza. Nel frattempo, il governo britannico negò che la rivolta riflettesse la resistenza indiana contro di sè e processò i rivoltosi come criminali comuni. Questi eventi hanno assunto una grande importanza simbolica tra gli indiani. Amin esplora i modi in cui questa rivolta è stato ricordata, interpretata e usata come metafora della lotta indiana per l'indipendenza. L'autore, nato a quindici miglia da Chauri Chaura, porta nel suo studio una conoscenza empatica della regione e un orecchio acuto per le sfumature della cultura e della lingua della sua gente. In un'ingegnosa integrazione tra prove scritte e orali, combina il lavoro archivistico nello studio degli atti giudiziari dell'epoca con interviste sul campo con informatori locali. Nel raccontare questa intricata storia locale, Amin estende i suoi confini ben oltre Chauri Chaura per esplorare la complessa relazione tra la politica contadina, il discorso nazionalista e l'interazione tra memoria e storia. |