L'India produce un numero impressionante di film ogni anno in una varietà di lingue. Qui, Monika Mehta apre nuovi orizzonti analizzando i film hindi ed esplorando la censura del genere e dell'eterosessualità nel cinema di Bombay. Studia come la censura cinematografica a vari livelli renda il corpo femminile e la sessualità femminile cardini nella costruzione dell'identità nazionale, non solo attraverso i film stessi, ma anche attraverso gli accesi dibattiti che si verificano su giornali e altri periodici. L'affermazione standard è che lo stato impone la censura e vari divieti, ma Mehta esplora come le relazioni tra lo stato, l'industria cinematografica e il pubblico illuminano il ruolo della censura nella formazione dell'identità, esaminando anche come vengono generati desiderio, profitti e corruzione attraverso l'atto di censura. Impegnata ad estendere una critica femminista alla cultura di massa nel sud del mondo, Mehta colloca la storia della censura in un ampio contesto sociale e traccia i modi intriganti in cui gli accesi dibattiti sulla sessualità nel cinema di Bombay producono effettivamente le stesse forme di sessualità che pretendono di regolare. Immagina di nuovo il campo teorico della censura combinando analisi testuale, ricerca d'archivio e lavoro sul campo qualitativo. La sua analisi rivela come i concetti centrali degli studi cinematografici, come celebrità, spettacolo, genere e suono, siano impiegati e (ri)configurati nell'ambito della censura di stato, ampliando così la portata del loro. |