Durante la fine degli anni '60 e l'inizio degli anni '70, in risposta alla turbolenza politica generata dalla guerra del Vietnam, un importante gruppo di artisti e critici americani cercò di espandere la definizione di lavoro creativo identificandosi come "lavoratori dell'arte"; esaminando questo movimento, Julia Bryan-Wilson mostra come una ridefinizione polemica del lavoro artistico abbia giocato un ruolo centrale nel minimalismo, nell'arte processuale, nella critica femminista e nel concettualismo. Nel suo esame ravvicinato di quattro figure fondamentali del periodo - gli artisti americani Carl Andre, Robert Morris e Hans Haacke e la critica d'arte Lucy Lippard - Bryan-Wilson inquadra un nuovo avvincente argomento intorno al doppio senso che "opere d'arte". i modi divergenti in cui questi quattro artisti e scrittori si sono radunati attorno all'identità di "operaio d'arte", inclusa la partecipazione alla Art Workers 'Coalition, un'organizzazione di breve durata fondata nel 1969 per protestare contro la guerra e agitare per i diritti degli artisti, e la Nuova York Art Strike. Collegando la storia dell'arte sociale e le teorie del lavoro, questo libro mette in luce le opere d'arte e le azioni di protesta che erano centrali in questa epoca cruciale sia nell'arte che nella politica americana. |