Gli studioli dei palazzi ducali di Urbino e Gubbio, in Italia, dimostrano la capacità dell'architettura di operare tra i regni mentale e fisico dell'esperienza umana. Costruiti tra il 1474 e il 1483 per il capitano militare Federico da Montefeltro e il suo giovane figlio senza madre, gli studioli possono essere descritti come tesori di emblemi: contengono non cose ma immagini di cose, rese con notevole esattezza prospettica. Queste piccole stanze piene di immagini riflettono il modo in cui l'architettura e il suo ornamento hanno fornito a una mente del Quattrocento metafore per la saggezza e metodi per l'arte e l'attività intellettuale. Attingendo alle immagini densamente stratificate negli studioli e alle fonti testuali prontamente disponibili alla corte di Urbino, Robert Kirkbride esamina la posizione degli studioli nella tradizione occidentale delle arti della memoria, considerando come l'architettura abbia colmato le arti matematiche, che si prestavano ad attività meccaniche e l'arte della retorica, disciplina centrale per la memoria e l'eloquenza. Come sottili ramificazioni del mestiere materiale e mentale, gli studioli fornirono metodi ideali per l'educazione e il governo prudente, estendendo un'antica eredità di modelli aperti che erano stati concepiti per attivare l'immaginazione ed esercitare la memoria. Al momento della loro costruzione, gli studioli rappresentavano l'avanguardia delle tecnologie di rappresentazione |