I cieli naviganti di Goya e di Brueghel il Vecchio sono per Domenico Rea quelli che meglio descrivono il mare e il cielo di Napoli, l'instabilità di una città di cui esplora le due anime come nel dipinto di Renoir La baia di Napoli, per «ridisegnarne di continuo i confini»: un paradiso che passa dall'inferno con «un cielo, a momenti tempestoso e goyesco» e «un secondo dopo diventa azzurro e sonoro di sole». Partendo dal saggio pioneristico di Rea su Boccaccio a Napoli, Roberta Morosini accompagna il lettore, tra scrittura e pittura, in un avvincente viaggio dalla Napoli di Boccaccio a quella di Miluzza in Ninfa plebea (Premio Strega io), invitandoci a percorrere con lei le strade del desiderio, di un'omosessualità costretta negli angusti confini di Nofi, luogo immaginario del Sud, «ai limiti della terra», alla scoperta del proprio corpo, della propria interiorità e della sua condizione plebea nel Secondo dopoguerra. Dalla Madonna popolana di Caravaggio, affacciata al balcone di un cortile napoletano, alla donna che, quasi impercettibile, con la cesta di pane in testa si lascia il mare alle spalle nel dipinto di Renoir, ignara del passaggio delle carrozze e degli ombrellini da passeggio, I cieli naviganti racconta il cielo instabile e scuro di Napoli di Goya, e in un omaggio a Nocera Inferiore, dove lo |