Le leggi razziali del 1938 dichiarano espulsi dalle università italiane i docenti, i collaboratori, gli assistenti e tutto il personale amministrativo «di razza ebraica». Come accade in tutti gli atenei italiani, i «Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista» vengono impartiti con tempestiva circolare anche al Politecnico di Torino, la cui dirigenza non è ostile agli ordini giunti dal Ministero dell'Educazione Nazionale: sia il rettore dell'epoca che il suo successore (in carica fino al 1945) si dimostrano infatti interpreti fedeli delle direttive del regime.Grazie a un'approfondita ricerca archivistica, il presente volume illustra gli effetti e le ripercussioni dell'applicazione delle leggi razziali all'interno del contesto accademico del Politecnico di Torino. L'applicazione della normativa antiebraica viene descritta nel concreto dispiegarsi del contraccolpo suscitato in quella realtà istituzionale, senza trascurare la complessità e la transitorietà delle normative discriminatorie né le biografie personali e professionali di alcuni indiscussi protagonisti della cultura architettonica e ingegneristica del Novecento: Gino, Eugenio e Guido Fubini-Ghiron, Franco Levi, Gino Levi Montalcini, Guglielmo Piperno, Paolo Pontecorvo, Gino Sacerdote e Scipione Raffaele Treves. La stretta connessione culturale e politica esistente tra gli esponenti della sfera dell'istruzione, della professione e del Sindacato Fascista Architetti e Ingegneri lascia tracce evidenti negli |