In Making Sense of War, Amir Weiner riconsidera l'intera esperienza storica dell'Unione Sovietica da una nuova prospettiva, quella della Seconda guerra mondiale. Rompendo con l'interpretazione convenzionale che vede la Seconda guerra mondiale come un'aggiunta post-rivoluzionaria, Weiner colloca questo evento al centro dello sviluppo del sistema sovietico, non solo stalinista. Attraverso uno sguardo riccamente dettagliato alla società sovietica nel suo complesso, e a una regione ucraina in particolare, l'autore mostra come la Seconda guerra mondiale sia arrivata a definire i modi in cui i membri dell'élite politica e i cittadini comuni vedevano il mondo e agivano in base alle loro convinzioni e ideologie. Il libro esplora la creazione del mito della guerra contro la storiografia dei moderni schemi di ingegneria sociale, l'Olocausto, le deportazioni etniche, la collaborazione e gli insediamenti del dopoguerra. Per i veri credenti comunisti, la seconda guerra mondiale fu il purgatorio della rivoluzione, la purificazione finale della società sovietica dalle rimanenti elusive "erbacce umane" che si erano intromesse nell'armonia socialista, e portò la politica sull'orlo del comunismo. Coloro che erano tormentati dai dubbi si rivolsero alla guerra come a una redenzione per i torti passati del regime, mentre altri speravano che sarebbe stato il colpo mortale a un'impresa malvagia. Per tutti, fu l'Armageddon della rivoluzione bolscevica. Il risultato dell'indagine di Weiner è un nuovo quadro audace e avvincente di un'Unione Sovietica sia rafforzata che |