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Record Nr.

UNICAMPANIAVAN0274248

Autore

Renan, Ernest

Titolo

Che cos'è una nazione? e altri saggi / Ernest Renan ; introduzione di Silvio Lanaro ; traduzione di Gregorio De Paola

Pubbl/distr/stampa

Roma, : Donzelli, 2004

ISBN

978-88-7989-912-3

Descrizione fisica

XXX, 114 p. ; 20 cm

Lingua di pubblicazione

Italiano

Formato

Materiale a stampa

Livello bibliografico

Monografia

Sommario/riassunto

Prima di diventare un «santo laico» della Terza Repubblica, un monumento venerato al rigore della scienza e alla rettitudine della vita, Ernest Renan fu un suddito fedele di Napoleone III, uno studioso convinto che il bonapartismo incarnasse ideali di buongoverno e di temperato riformismo sociale. Furono le vicende del 1870-71, il crollo del secondo impero, l’umiliazione della Francia invasa, la vacanza di ogni potere legittimo, il collasso morale dei suoi concittadini a provocarne il sincero ravvedimento e l’adesione leale a un nuovo ordine politico. Che cos’è una nazione?, la conferenza del 1882 che qui si presenta insieme con altri scritti di analogo argomento, è figlia anch’essa di quei mesi di afflizione e disincanto, nei quali Gustave Flaubert scriveva che gli uomini potevano solo rintanarsi nelle caverne per proteggere i resti del loro cibo e i loro stracci residui: quando s’inabissa un regime, infatti, si sgretolano tutte le istituzioni, si disarticola un’intera società, si precipita nel disordine. In simili frangenti, il pensiero è costretto a riflettere sugli elementi primari della convivenza civile e sui fattori di sopravvivenza di una collettività anche depredata delle sue risorse e dei suoi mezzi di difesa. L’idea «elettiva» della nazione come strenua volontà di «stare insieme» – già anticipata da Fustel de Coulanges nelle sue lettere del 1870 a Theodor Mommsen,  in Renan è tuttavia nutrita e accompagnata da un senso acutissimo delle «patrie» come formazioni di lungo periodo, delle identità culturali come frutto esclusivo dell’accumulo di passato, della pluralità di forme



giuridiche che può scaturire dal «plebiscito di tutti i giorni».