Viaggio insolito (e anche molto personale) nella storia delle istituzioni: origini, metodi di lavoro, definizione del campo, percorsi, “contagi”, contributi fondamentali, risultati. Non tanto le articolazioni universitarie (le cattedre negli atenei) quanto gli studi, i dibattiti, le bibliografie. Maestri italiani e stranieri, “scuole” e gruppi di lavoro, riviste, editori, congressi, indirizzi di ricerca, polemiche; soprattutto benefici “contagi” con discipline più o meno affini. Alla fine la storia delle istituzioni appare un filone di ricerca insieme laborioso e spregiudicato, capace di imboccare strade talvolta inesplorate. La sua “identità” è stata – fortunatamente, qui si ritiene – più “debole”, la sua composizione interna più varia e “meticcia”, la sua strategia degli studi più favorevole agli incroci e alle contaminazioni rispetto ad altre discipline. Debolezza, dunque, ma anche forza della storia delle istituzioni è stato saper varcare i confini tradizionali tra i campi di studio, rifiutare i paradigmi rigidi, innovare di volta in volta contenuti e metodo d’approccio. Doti preziose nei tempi attuali, quando, mutando velocemente la realtà, contano la flessibilità, la prontezza o meno con cui si reagisce al cambiamento, la rapidità con la quale si adattano i propri criteri per interpretare il mondo. |