La fabbrica Fiat-Sata di Melfi (Pz), sorta nel 1993, ha incarnato una grande trasformazione organizzativa e produttiva, ispirata al modello giapponese e indirizzata al passaggio al cosiddetto post-fordismo. Tuttavia essa ha anche rappresentato l'ultimo atto di una politica industriale della Fiat entro i confini nazionali, caratterizzata in maniera crescente da episodi di delocalizzazione e, a partire dal 2009, dalla fusione internazionale con Chrysler. La fabbrica integrata di Melfi ha impiegato il diciotto per cento di donne, la percentuale più alta in Fiat. Cristina Cordisco, operaia alla Sata sin dalla sua fondazione, è una di queste donne. Collocato nella tradizione antropologica rivolta all'uso delle fonti orali, il volume è il risultato di una ricerca etnografica longitudinale, che ripercorre, attraverso il racconto della protagonista, due momenti storici della fabbrica e della sua evoluzione. La prima fase, a cavallo tra il 1999 e il 2002, si collocava negli anni della piena produzione e del faticoso assestarsi del nuovo modello organizzativo, estraneo all'esigua esperienza industriale locale, ai tempi e agli stili di vita dei paesi dell'area del Vulture-melfese. La seconda fase della ricerca, iniziata nell'autunno del 2011 e tuttora in corso, delinea gli aspetti della grave crisi attuale e le dolorose ricadute che questa sta avendo sulle esistenze dei lavoratori. |